NOVEGRO PHOTO DAYS

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EDIZIONE 2019

Nel terzo fine settimana di ottobre si è tenuto il Novegro Photo Day. Visitare lo spazio dedicato a questo evento è stata un’esperienza particolare. Sin dall’imbocco del ‘Padiglione A’ del Parco Espositivo di Novegro si poteva divisare un qualcosa di strano: a interrompere la prospettiva una lunga parete, con pochi elementi, bianca, davanti alla quale alcuni manichini portavano giacche dall’aspetto difficilmente decifrabile, un punto d’incontro tra l’originale e l’estroso con evidente rimando a un gusto passato, lontano dalle più sobrie espressioni stilistiche della contemporaneità. Ci si trova davanti un muro, uno scudo protettivo, che alla fine però si rivela un magnetico invito a cui è difficile opporsi. Avvicinandosi alla parete due grandi fotografie esaltano il fascino di due icone di bellezza, Annie Lennox e Debbie Harry: il canto delle sirene risulta irresistibile e il visitatore è obbligato a entrare. Oltrepassato il muro si apre una prospettiva di tre corridoi, confluenti verso un’abside centrale dove è stato posizionato un televisore in cui vengono emessi video musicali e interviste degli anni 80. Protagonisti Pete Burns e i Dead or Alive; sono però bene accompagnati da David Bowie, dai Duran Duran e Adam Ant, Kate Bush, Annie Lennox, Spandau Ballet e tanti altri. Sono tutti esponenti di una stessa stagione storico-musicale, quella che si conosce come Glam, un termine che fa riferimento all’importanza che questi artisti davano all’immagine: trucco coloratissimo, abiti trasgressivi, difficoltà di categorizzazione sessuale in cui si esaltava il femminile nell’uomo e il maschile nella donna. La fascinazione cui si riferisce il termine Glamour si realizzava come un incanto capace di catturare, grazie all’immagine di questi artisti, l’attenzione e il desiderio di una intera generazione di giovani. Aldilà però della strategia di marketing quello stile era una delle manifestazioni di un positivismo assoluto che negli anni 80 si viveva in ogni campo. Il legame di quest’epoca musicale con la fotografia, vera protagonista di questa manifestazione, non poteva essere più stretto. Da una parte le fotografie di cantanti per cui l’immagine era di un’importanza quasi pari al prodotto discografico proposto, dall’altra la fotografia contemporanea delle proposte di Novegro Photo Day. C’è una navata centrale, quella dedicata al Glam, con la tradizione di fotografi del calibro di Brian Aris, Paul Edmond ed Ennio Antonangeli. Ci sono due navate laterali con chi ha voluto essere presente qui a celebrare il culto per l’immagine fotografica e poi per estensione a tutto un concetto di bellezza, di cui è densa l’atmosfera che permea il percorso lungo gli stand. Le vibrazioni che si sentono sono strane, contraddittorie, euforiche o riflessive; si vive un’esperienza vitale; ci si dimentica di trovarsi all’interno di una struttura fieristica. La teoria degli stand in effetti è un susseguirsi di stimoli in cui il lato commerciale, ovviamente presente, va di pari passo a qualcosa di diverso: si sente forte il desiderio di stare insieme, la necessità di fare gruppo, di riconoscere negli altri lo stesso amore per la fotografia. Infatti la maggior parte degli stand è gestita da Associazioni o da gruppi di fotografi, presentati secondo un progetto comune. Nella navata di destra l’unico eccezione è lo stand monografico di Lucio Forte e del suo studio sul movimento. Partendo da una fusione delle possibilità espressive di fotografia e fumetto il suo lavoro vuole indagare il movimento e le possibilità della sua resa fotografica ricorrendo alle tecniche fumettistiche. Anche Lucio Forte cade poi nella trappola del gruppo e si presenta con un collega fotografo, Marco Antonacci, anche lui con un lavoro che indaga il movimento in fotografia. La sua cifra stilistica è quella della scomposizione dell’immagine e dell’accostamento di forti cromie. Prima protagonisti della navata destra è l’Associazione Culturale Zamenhof Art, che ha presentato i lavori di Gabriele Panteghini e Pier Giorgio Capitanio, di Vito Carta e Gabriele Perissinotto, infinecome stand indipendente l’interessante lavoro di Carlo D’Orta sulle architetture contemporanee, una rottura dei piani prospettici per eliminare la verticalità concentrandosi sulla profondità degli effetti delle strutture soprattutto in vetro. Il secondo protagonista di questa navata è il progetto di Giorgio Bonomi sull’Autoritratto, ‘Il corpo solitario’, in cui l’accostamento quasi cacofonico di tanti stili diversi viene annullato dal fatto che ogni lavoro è un tentativo dell’artista di rendere un’immagine di sé in chiave estetica e psicanalitica: il tutto si trasforma in un’affascinante enciclopedia umana che esalta la bellezza nella differenza; infine le stampe Fine Art di Roberto Caielli, presentata come una vera e propria quadreria di diversi supporti, tutti scatti indiscutibilmente affascinanti, quasi magici, sia quelli dello stesso Caielli, soprattutto dove è protagonista il fiume, sia quelli dei giovani emergenti con i quali si è presentato: Gianluca Morini, terzo classificato del premio Nocivelli, Alessandro Liguori e Martina Premazzi. Ancora più ricca di proposte la navata di sinistra, che si apre con lo stand monografico di Andrea Buccella, una proposta di Maria Luisa Pappadà. Centrale nel suo stand una foto di Roger Waters, sorridente invitante, che ci indica nella classica posizione di ‘I want you’ ad entrare nel mondo della fotografia, degli affascinanti lavori in bianco e nero di Buccella ma poi anche in tutti gli altri stand. Ampia sezione è quindi quella dell’Associazione A Est dell’Eden, con i fotografi Michele Ranzani, Ivano Boselli, Claudio Galbusera, Francesco Epis, Giuseppe Orsenigo e la curatrice stessa di Novegro Photo Day, Valentina Carrera. La proposta fotografica di A Est dell’Eden è chiarissima: la bellezza risiede nella semplicità. Ogni lavoro, dalla natura morta di Boselli alla lamine di metallo di Orsenigo, dagli aperti e quasi vuoti ambienti naturali di Epis alle architetture evanescenti di Galbusera fino agli oggetti isolati in un bianco sospeso di Ranzani e le atmosfere sfuggenti del mosso o sfocato della Carrera, è un’espressione della matura capacità di questi fotografi di dire molto con pochi semplici segni disegnati dalla luce. Seguono due grandi progetti. Il primo è quello della rivista torinese Fuori Asse che si presenta con i vincitori delle due sezioni dell’ultima edizione del Concorso LABirintiFOTografici, dedicata al rapporto tra luoghi e persone. Il progetto Homeland di Stefano Stranges, orientato verso il sociale e sull’esaltazione della forza umana che scaturisce quando le circostanze storiche frustrano violentemente il desiderio di avere delle radici profonde in una terra libera e sana, e il progetto Songcity di Marcello Togni, con le sue forti tinte notturne di indagine nel cuore dell’anima di una città come Parigi, fatta di bellezza e di contraddizioni, di socialità e di mistero: questi i due vincitori del concorso. Il secondo è quello del Gruppo PHOTOMILANO, fondato da Francesco Tadini della Casa Museo Spazio Tadini. Il gruppo nasce sui social due anni fa, ma presto si concretizza in uno stretto rapporto tra i partecipanti che si ritrovano presso lo Spazio Tadini per confrontarsi e organizzare diverse attività: concorsi, mostre, ma soprattutto un comune impegno sociale per dare appoggio a quelle iniziative esterne al gruppo che possono far crescere e stare meglio la città di Milano. Il gruppo conta più di tremila iscritti; presente al Novegro Photo Day una selezione di più di cento fotografie, tutte ovviamente con soggetto milanese, presentate come un lavoro unico: una lunga teoria di opere, accomunate dal tema e da una semplice bianca cornice. Una celebrazione dei mille volti di una grande città che si presenta come un ventaglio multicolore delle mille possibilità di pensare e realizzare fotografie. Chiudono la navata due progetti apparentemente in contrapposizione ma che in realtà sviluppano un discorso comune sulla memoria e sulla fotografia come suo strumento principe. La memoria di cui si occupa Simone Casetta con il suo Conservatorio della Fotografia è la memoria dello stesso strumento fotografico. Nell’epoca della diffusione di massa degli strumenti di riproduzione dell’immagine il suo lavoro consiste nel mantenere vive le tecniche e le conoscenze tradizionali di stampa (da negativo a colori, in bianco e nero, la stampa al platino palladio). Il fascino di un’immagine stampata secondo tradizione non si vuole comunque opporre alla contemporaneità, anzi ne vuole arricchire il panorama fotografico. Proprio frontale al Conservatorio i fogli della mostra Qr-code: That Human Touch. Nicola Bertoglio presenta una serie di codici che rimandano, grazie al supporto tecnologico dell’inquadratura del cellulare, a scatti fotografici presenti su Instagram e selezionati per questo progetto. La tradizione si mette in stretto rapporto con la contemporaneità e il fotografo chiama in causa il lavoro attivo del fruitore. La tecnologia cammina a braccetto con la manualità. La proposta personale di Nicola Bertoglio che affianca questo lavoro collettivo ne è una declinazione ulteriore: il corpo dell’uomo viene studiato e analizzato nelle diverse sfaccettature della relazione tra umano e artificiale. Nell’aria continua a diffondersi musica anni 80. A destra l’abside con il grande televisore attrae l’attenzione con le sincopate immagini di video musicali. A cadenza regolare un annuncio ci invita a presentarci di volta in volta ad un preciso stand, dove il curatore o il fotografo stesso si mettono a disposizione per una pubblica presentazione del proprio lavoro. Verso sera infine l’annuncio chiama ad essere presenti ad una conferenza del critico musicale Paolo Bertazzoni, che ci guida con intelligenza alla comprensione del Glam, un periodo spesso giudicato superficiale, se non addirittura pazzo quando non ridicolo, ma che in realtà è stato un passaggio fondamentale per un’evoluzione della coscienza collettiva, oltre le lotte e le rivoluzioni degli anni 70 e verso quella libertà espressiva che ha cominciato con gli anni 90 e 2000 a prendere forma e di cui stiamo attendendo il successo finale. Come dice Paolo Bertazzoni a conclusione del suo intervento: “non sappiamo dove vanno le fiamme quando il fuoco si spegne, ma il calore prodotto dal Glam continua a vivere in noi”.

IL GLAM ANNI ’80


Una grande mostra tematica dedicata al GLAM ROCK ANNI ’80: proiezioni, immagini eteree e illusioni. La mostra è una collezione di fotografie, video musicali, interviste e abiti iconici degli 80s che ritraggono istanti di euforia di questa favolosa decade.
Gli anni ’80 sono stati un’esplosione di energia, vitalità e immensa creatività. Un maestro della Fotografia quale Brian Aris ha accettato il nostro invito di offrire il proprio sguardo – a volte trasgressivo e molto celebrativo – di alcuni tra i maggiori artisti degli 80s. La retrospettiva propone band emblematiche e performer della New Wave che hanno trovato nella musica pop il mezzo perfetto di esprimere sé stessi. Rintracceremo le celebrità di questa età d’oro della musica pop con una selezione di foto straordinarie che catturano la talentuosa Kate Bush, i The Human League di Philip Oakey – assoluti pionieri del synth-pop; gli evergreen e osannati Duran Duran, oltre ai Dead Or Alive (con una vasta collezione) dell’eccentrico ed ipnotico Pete Burns; la Blondie Debbie Harry e l’alieno David Bowie.

Credits

Toyah Wilcox at Holborn studios, London 1984 © Brian Aris; Debbie Harry and Stephen Sprouse, New York 1988 © Brian Aris; Adam Ant, London 1983 © Brian Aris; Spandau Ballet, London 1981 © Brian Aris; Nina Hagen, London 1979 © Brian Aris.

Il linguaggio del corpo diventa essenziale e unito ai suoni di pura evasione dove gli artisti manipolano e trasformano il loro personaggio ripetutamente, facendo dello stile parte del loro messaggio artistico. “Ho giocato con l’immagine, perché penso che l’immagine sia temporanea. È una proiezione. È illusoria”, dice Annie Lennox.
Rivivremo un’era e una generazione di artisti incredibilmente stravaganti, camaleontici e versatili che hanno iniziato la loro carriera come forma di ribellione, suonando nei night-club di Liverpool, Birmingham, Sheffield e Londra diventati poi locali di culto. È stata l’era del programma televisivo Top of the Pops e soprattutto MTV, precursori dei grandi social, con quello che è stato l’ultimo grande momento di divismo globale del XX secolo.

IN MOSTRA

Foto di Adam Ant, Kate Bush, David Bowie, Duran Duran, Dead Or Alive, Peter Gabriel, Nina Hagen, Debbie Harry, The Human League, Billy Idol, Annie Lennox & Eurythmics, Spandau Ballet, Steve Strange, David Sylvian, Ultravox, Toyah Wilcox,
Fotografie originali di Brian Aris, Paul Cox, Paul Edmond, Mario Testino, archivio Ennio Antonangeli.

Una sezione speciale della mostra è stata dedicata alle opere originali ispirate alla Pop Art degli artisti emergenti Ivano Boselli, Valentina Carrera, Giuliano Grittini, Linda Grittini, Sabina Zocchi e Digital Art Charles W. King
Abiti iconici appartenuti al cantante Pete Burns di Dead Or Alive in collaborazione con l’Estate.
Video musicali – interviste – documentari in loop su schermo.
Conferenza Gl’amour rock con il critico musicale Paolo Bertazzoni.

Sponsor della mostra: CD Removals di Gianluca Giglio.

ESPOSITORI


A EST DELL’EDEN

– Sezione Fotografia d’Arte –

a cura di Valentina Carrera (Fotografa, Artista e Curatrice)

  • Claudio Galbusera
  • Francesco Epis
  • Michele Ranzani
  • Ivano Boselli

L’Associazione Culturale  “A Est dell’Eden”, sotto la guida dell’artista Valentina Carrera, prende nome dalla tradizione biblica, precisamente dal passo che indica la condanna di Caino in seguito al suo crimine: il fratricida prese residenza a Est dell’Eden. E da quel momento Caino sarà per sempre legato al concetto di traditore, tanto che Dante, per fare un esempio, nomina una regione dell’Inferno, una delle più prossime alla presenza di Lucifero, Caina, regione che ospita i traditori della famiglia. Pochi però ricordano o sanno che Caino è per tradizione il capostipite delle Arti. Ogni artista ha sentito almeno una volta nella sua vita lo sguardo perplesso delle persone vicine, la condanna verso chi dedica il proprio tempo e le proprie energie a qualcosa che non è in grado di assicurare la soddisfazione dei bisogni economici. E ogni artista, più o meno intellettuale, ha sentito quella necessità spirituale, metafisica, che si manifesta con il bisogno di raccontare e raccontarsi. E così gli artisti di “A est dell’Eden”, moderni figli di Caino, vorrebbero con le loro creazioni indicare una via di bellezza per tornare ad un mondo felice. Numerose sono state le iniziative artistiche, mostre pittoriche e fotografiche, organizzazione di festival ed eventi in diverse città italiane curate da Valentina Carrera in questi anni: Milano,Venezia, Ferrara, Lecce, Massa, Roma, Bergamo. A Est dell’Eden per l’appuntamento di ottobre a NOVEGRO PHOTO DAY porterà 4 fotografi scelti per la qualità e originalità della ricerca artistica: Claudio Galbusera, Michele Ranzani, Francesco Epis, Ivano Boselli e l’artista Giuseppe Orsenigo che contamina il suo lavoro pittorico con frammenti fotografici.


VALENTINA CARRERA

Stand monografico

Si è formata presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e la scuola fotografica R. Bauer. Si è dedicata molto alla fotografia di reportage. Ha lavorato principalmente come fotografa teatrale,sia a Milano che a Mosca. La sua produzione attuale è orientata verso la foto di ricerca,declinata soprattutto in senso concettuale e protesa verso la realizzazione di un forte impatto estetico.

Temi principali:

LINEE URBANE – UMANE IMPRESSIONISTE Il punto di partenza è la fotografia tradizionale,di studio o architettonica,il cui valore estetico fatto di proporzioni,composizioni e incontri di linee non viene mai tradito. Questo materiale di base viene affrontato con gusto impressionista di stampo pittorico,deformante ed esaltante. L’incontro tra questi due mondi crea un ponte emotivo che conduce verso emozioni semplici ma coinvolgenti.

LIGHT Luoghi infiniti fatti solo di pochi tratti e vibrazioni cromatiche. Bianco come il colore dell’essenza delle cose. Un vuoto che riempie gli occhi e l’anima di luce.

SHADOW La realtà è qualcosa di sfuggente, soggetta all’interpretazione di chi osserva. Un corpo oltre un filtro,un’opera d’arte già di per sé che ostacola la percezione ma allo stesso tempo dona all’oggetto un’atmosfera magica. E’ lo sguardo illuminato, deformante e penetrante dell’artista.

ASTRAZIONI FOTOGRAFICHE Una fotografia informale che parte da still life, da ombre o da riflessi per giungere ad un’astrazione che suggerisce una visione e un’interpretazione della realtà sotto il segno della trasformazione.

Per l’esposizione di ottobre a NOVEGRO PHOTO DAYS verranno presentati oltre a lavori dalle serie LIGHT e SHADOW e FOTOGRAFIE IMPRESSIONISTE (soprattuto natura ) lavori dalla serie I CONFINI DEL RITRATTO, dove il ritratto fotografico è il punto di partenza in un percorso espressivo verso l’astrazione. Tutte le fotografie presentate dalla Carrera in questa occasione sono stampate su carta da disegno e montate su tavole di legno.

ANDREA BUCCELLA

– Sezione Fotografia e Musica –

Stand monografico a cura di Maria Luisa Pappadà

Maria Luisa Pappadà si laurea in arte moderna presso la British Open University Milton Keynes. Dal 2003 lavora come assistente alle mostre presso l’Accademia di Francia a Roma. Come curatore indipendente collabora con gallerie private romane, con un interesse particolare per le subculture, la Pop Art, la fotografia in musica e iconica. A NOVEGRO PHOTO DAY la Pappadà presenta in uno stand monografico il lavoro di Andrea Buccella. Fotografo di moda e ritratto – Visual Storyteller – Counselor relazionale. Ha studiato “Fashion Photography” presso il Central Saint Martin College e “Communications” presso la London Metropolitan University, dove ha conseguito un BA. Ha cominciato a fotografare il Jazz moderno italiano producendo copertine per la Pony Canyon, Egea Music, Dejavu records e pubblicando ritratti su Swing Journal, Jazz Life, All about jazz. Oggi supporta diverse aziende nella creazione di campagne ADV e le sue storie e ritratti sono apparsi su Vogue, L’Officiel Italia, i-D Italy, Purple, Grey, Elle. Dal 2008 è formatore di linguaggi fotografici e dal 2019 è diventato un counselor accreditato perché crede che si fotografino le relazioni con le persone piuttosto che solo i soggetti.

PHOTOMILANO / Spazio Tadini

– Sezione Fotografia e Web –

a cura di Francesco Tadini (Direttore artistico Casa Museo – Spazio Tadini)

Francesco Tadini ha fondato due anni fa PhotoMilano club fotografico, pensando a come la fotografia possa produrre “memoria e cultura” per la città di Milano al di là del reportage giornalistico in senso stretto e unendo gli autori con uno scopo: partecipare a cause di rilevanza civile. La piattaforma d’incontro – in partenza – è stata “virtuale”: un gruppo Facebook nel quale confrontarsi e, soprattutto, darsi appuntamento per attività dal vivo. Ciò ha dato – molto rapidamente – a PhotoMilano migliaia di iscritti.Fotografia come azione sociale: PhotoMilano Ci si trova per parlare di fotografia (vengono organizzati anche dei corsi) e, soprattutto per realizzarla a beneficio di Fondazioni, Associazioni e gruppi che operano per migliorare Milano . L’amore per le cause sociali e civili, delle quali i fotografi del gruppo diventano partecipi, ha contribuito a consolidare tra gli iscritti a PhotoMilano un’amicizia profonda e un’alleanza che difficilmente può nascere parlando solo di “tecniche fotografiche”. Mostre di fotografia, premi fotografici, contest e i diMercoledì PhotoMilano ha sede alla Casa Museo Spazio Tadini. Luogo d’arte dedicato al monumentale lavoro di Emilio Tadini, lo spazio di via Jommelli 24 ha funzionato da subito come “base” di incontro e progettazione per ogni attività del club fotografico. Dal piacere di “portare avanti il discorso” alla realizzazione di mostre fotografiche collettive e personali, alla collaborazione con premi fotografici di rilievo – e con grandi personalità del mondo della fotografia in giuria – come nel caso del Giovanni Raspini Milano Mood Portrait . I veloci contest fotografici a tema, poi, fanno da contorno quasi stabilmente anche alle proiezioni fotografiche e alle fertili discussioni dell’incontro settimanale di ogni “diMercoledì”.

Vi.P. GALLERY / Zamenhof Art

– Sezione Fotografia d’Arte –

a cura di Virgilio Patarini (Critico, Artista e Curatore)

  • Gabriele Perissinotto
  • Gabriele Panteghini

A meno di un anno dall’apertura della sua sede principale tra le montagne della Valcamonica, la Vi.P. Gallery – Virgilio Patarini Arte Contemporanea (un grande spazio espositivo di 220 mq di sale e 600 mq di giardino per sculture e installazioni) ha inaugurato il 7 settembre 2019 una piccola ma suggestiva dependance a Milano, in Alzaia Naviglio Grande, 4, in uno dei cortili più belli della vecchia Milano, nello spazio che fu un tempo “Atelier Chagall” e negli ultimi anni “Spazio E”. Alla “Fiera della fotografia giovane ed emergente” a Novegro presenta due fotografi trattati in permanenza dalla sede camuna, ossia il giovane Gabriele Panteghini e il “veterano” Pier Giorgio Capitanio, e due artisti trattati in permanenza o che esporranno in questa stagione nella sede milanese, ossia Vito Carta e Gabriele Perissinotto.

CARLO D’ORTA

Stand monografico a cura di Virgilio Patarini

Da sempre viaggiatore/fotografo, negli anni 2003-2012 frequenta corsi avanzati di pittura alla Rome University of Fine Arts (RUFA) e un master in fotografia a IED di Milano e si dedica allo studio dell’arte contemporanea. La sua visione fotografica subisce una profonda trasformazione: abbandona l’approccio documentario e cerca scatti creativi, spesso di ispirazione astratta, concentrandosi sulle architetture (serie Biocities, Vibrazioni, Geometrie Still Life eReFineArt) e sulla danza (serie Liquidance). Dal 2009 ha esposto i suoi lavori in mostre personali presso musei e istituzioni pubbliche, gallerie private e fiere d’arte in Italia, Germania, Francia, Belgio, Singapore e altri paesi. Ha vinto o è stato finalista/selezionato in numerosi premi nazionali e internazionali, tra cui Sony World Photography Award, Celeste Prize, Premio Rospigliosi, Combat Prize, Premio Linx,  Arteam Cup, Satura Contest, e altri. In questo giugno 2019 la sua opera “Biocities Londra # 7” ha vinto il 2° premio nella Sezione Fotografia della Biennale Arte di Genova, giunta alla 3° edizione. Sue opere sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private, tra cui Museo AC Palazzo Collicola di Spoleto,  Museo Archivio Centrale dello Stato (Roma), Centro Congressi Banca d’Italia (Roma), Camera dei Deputati, Palazzo di Giustizia di Milano/Ordine Avvocati, Confindustria sede centrale di Roma, EUR spa Roma, Architekten-kammer Baden-Wurttemberg (Stoccarda, Germania), Consolato Generale d’Italia e Istituto Italiano di Cultura a New York, Istituto Italiano di Cultura a Monaco di Baviera. Negli anni 2015-2017 quattro suoi progetti sono stati acquisiti dall’Archivio del Fondo Malerba Fotografia, prestigiosa Istituzione dedita alla fotografia italiana contemporanea, che esporrà sue opere nel prossimo luglio in una collettiva di fotografi italiani nella capitale giapponese di Tokyo.

IL CONSERVATORIO DELLA FOTOGRAFIA

– Sezione Fotografia su pellicola e stampa tradizionale –

a cura di Simone Casetta (Fotografo e Stampatore)

Enrico Minasso

Il Conservatorio della Fotografia nasce dalla passione per la stampa fotografica e ha lo scopo di mantenere vive le tecniche e le conoscenze artigianali di stampa e di ripresa. Intende diffondere la cultura della fotografia con il fine di produrre una fotografia consapevole che, attraverso la pellicola e la stampa tradizionale e antica, possa arricchire il panorama dei linguaggi contemporanei. Nelle proprie camere oscure realizza, per fotografi e artisti, stampe dirette da negativo a colori, in bianco e nero e nelle antiche tecniche, in particolare la stampa al platino palladio. Ogni stampa, a colori e in bianco e nero, può su richiesta essere realizzata anche con la presenza dell’autore ed è un’opera artigianale di pregio che può raggiungere anche grandi formati. La stampa su carta fotosensibile può dare risultati eccellenti anche a partire da immagini realizzate con attrezzature digitali. Il Conservatorio cura l’ottimizzazione dei file e la stampa su carta fotografica a colori con le attuali attrezzature a getto di luce o con la produzione di negativi da file, che sono successivamente stampati direttamente tramite un ingranditore tradizionale. Il Conservatorio della Fotografia, oltre a praticare la fotografia analogica, si impegna a diffonderne la conoscenza organizzando presso la propria sede, corsi base e avanzati, workshop, seminari e incontri a tema. I fotografi presentati in questa edizione sono: Enrico Minasso, Giuseppe Chietera, Fabio Tasca, Luigi Vegini, Simone Casetta.

ROBERTO CAIELLI

– Sezione Stampa e Supporto Fineart –

a cura di Roberto Caielli (Fotografo, Stampatore)

Gianluca Morini

L’appuntamento di ottobre con Novegro Photo Day Roberto Caielli porterà una serie di sue opere,soprattutto esempi di tecnica di stampa (stampa su carta a mano, su velina, stampe lucidate ad aerografo ecc.). l’intenzione è quella di rimarcare soprattutto la profonda relazione tra essere fotografo e stampatore.i suoi riferimenti non sono i grandi fotografi del xx secolo semmai gli incisori fiamminghi del 500, il digitale concettualmente ci riporta là. Tra i suoi lavori una stampa su velina accartocciata e lucidata a mano (30×45, pigmenti su velina, edizione unica) l’immagine è tratta da un ampio progetto intitolato “Riverrun”, prima parola di Finnegans Wake di Joyce, letteralmente “fiumecorre”, che esplora con diverse tecniche e mezzi (analogico, polaroid, digitale ecc.) il suo rapporto quotidiano con il fiume, luogo dove è cresciuto Verranno anche presentati i lavori di giovani fotografi emergenti, nel perfetto spirito che caratterizza la poetica e la filosofia di NOVEGRO PHOTO DAY Gli emergenti sono: Gianluca Morini, terzo classificato del premio Nocivelli, Alessandro Liguori e Martina Premazzi.

RI/SPECCHIATI

– Sezione Autoritratto Fotografico –

a cura di Giorgio Bonomi (Giornalista, Critico, Curatore, Saggista)

Francesca Della Toffola

Autoritratti fotografici. Artisti: Glenda Boriani, Valentina Carrera, Marco Circhirillo, Francesca Della Toffola, Adriana Festa, Pino Lia, Libera Mazzoleni. Questi artisti si auto-riprendono fotograficamente con scopi e volontà diversi: alcuni vogliono fissare la propria identità, altri vogliono esprimere una sorta di denuncia sociale o personale, altri ancora cercano di “raccontare” qualcosa. Nella realizzazione si va dalla ripresa allo specchio, alla fotografia della propria ombra, all’autoscatto più classico. Lo specchio non solo è lo strumento materiale con cui l’uomo può vedere il suo volto ma è anche carico di simbologie, come tanta arte e letteratura, fin dall’antichità, testimoniano. L’esposizione, così, seppur con un numero limitatissimo di artisti, offre uno spaccato di questo esteso fenomeno dei nostri tempi che è l’autoscatto fotografico.

FUORI ASSE / Officina della Cultura

– Sezione LABirinti FOTOgrafia –

a cura di Mario Greco (Curatore, Editore)

  • Marcello Togni
  • Stefano Stranges

La fotografia porta alla luce quello che il nostro occhio non saprebbe cogliere; fissa un momento in cui la relazione tra luoghi, persone e movimento dello spirito diventano mosaici che raccontano frammenti di vita cogliendo l’essenza di ciò che viene narrato. LABirintiFOTOgrafia è un concorso che si svolge all’interno di LABirinti Festival ideato e sostenuto da Cooperativa Letteraria. La sua ultima edizione ha concentrato le energie sull’indagine del rapporto tra luoghi e persone, con l’intento preciso di sviluppare, attraverso l’arte della fotografia, una consapevolezza più matura dei luoghi che abitiamo e condividiamo. In relazione al tema proposto, sono state sostenute due sezioni di concorso, i cui primi classificati hanno saputo rappresentare, seppure con diverse modalità e differenti scelte narrative, la stretta correlazione tra luoghi e persone, mettendo in risalto gli aspetti emozionali che più strettamente restano legati ai volti, alle persone, ai luoghi. – Stefano Stranges, da sempre orientato al sociale e al reportage fotografico, presenta opere da Homeland. Ogni parte del progetto, tuttora in progress, nasce vivendo in ogni luogo come ospite, per poterne riportare, tramite le fotografie, condizioni di vita materiali e affettive, emotive quindi relazionali. La coabitazione rileva l’esistenza della speranza, gioia, senso della famiglia e di appartenenza ad una comunità. A dimostrazione di come gli uomini siano in grado non solo di mettere radici nel più arido dei deserti, ma anche di “fare ombra”. – Marcello Togni, più attento alla quotidianità, presenta dal progetto Songcity una serie di immagini realiste che colgono il movimento musicale della città di Parigi, fatto di rumori, suoni, vibrazioni energetiche. In uno spazio quasi deserto, muto, la silenziosa meditazione o il movimento di poche figure umane viene imprigionato il un “fermo immagine”, quasi come note musicali in questa partitura orchestrale. Il contrasto chiaro – scuro – radente fa emergere la forza della City, ma soprattutto la tenacia di chi l’abita.

NICOLA BERTOGLIO / Artista iphoneographer

– Sezione Iphoneografia –

Stand monografico

La ricerca artistica è tutta incentrata sulla fotografia da smartphone chiamata anche “iphoneografia”. All’interno dei limiti rigidi imposti dallo schermo del cellulare Bertoglio crea immagini e sequenze di immagini con una forma ben precisa: quella quadrata del primo formato dell’applicazione Instagram. Il contenuto delle immagini e delle sequenze cambia sempre mentre la forma che le racchiude e le mostra resta sempre la stessa. Solo con questi precisi confini Bertoglio ha trovato la libertà espressiva. La ricerca spazia dall’astratto al figurativo per sconfinare in atti performativi pubblici di condivisione di esperienze attraverso la rete e l’applicazione Instagram, il più importante mezzo di comunicazione di questo momento storico. The Qr-code exhibition: That Human Touch. Durante l’evento “Novegro Photo Day” (18/20 ottobre 2019) nello spazio dedicato all’Iphoneografia, curato da Nicola Bertoglio, verranno presentate particolari immagini, circa una trentina, le quali saranno visibili solo attraverso smartphone e tablet. Saranno dunque esposti solo i comuni codici QR quadrati, composti da simboli geometrici, decodificabili dalle fotocamere dei visitatori, le quali rimanderanno ad immagini di autori vari, scelti su Instagram, rappresentanti varie forme di umanità. Bertoglio intende spingere lo spettatore a compiere un’azione fisica per poter accedere all’immagine nascosta all’interno del codice: una metafora della ricerca artistica stessa, quale atto di svelamento del reale. Nicola Bertoglio sarà inoltre presente con una selezione di suoi lavori nei quali l’artista ha indagato sulla forma maschile, il rapporto tra l’umano e l’artificiale e il gioco del pallone come esperienza sociale e spirituale.

LUCIO FORTE / Architetto, Fumettista, Fotografo

– Sezione Fotografia e Fumetto –

Stand monografico

In questa sezione si presentano opere che vivono nell’interdipendenza tra due campi espressivi e linguistici geneticamente connessi: la fotografia ed il fumetto. Il fumetto è un sistema di comunicazione specifico costituito dall’integrazione di due linguaggi diversi: uno iconico, l’altro verbale; la vignetta è il luogo dove avviene questa integrazione. Le difficoltà principali con cui ha dovuto scontrarsi il fumetto sono quelle della resa grafica dell’idea di suono e di movimento. Così il fumetto ha dovuto trovare degli stratagemmi del tutto nuovi che sono diventati le caratteristiche convenzionali del suo sistema comunicativo, grazie alle quali il lettore abituale di comics, riconosce e decifra immediatamente i messaggi. I lavori presentati nella sezione fotografia-fumetto, nascono come frutto di una variegata serie di contaminazione ed accavallamenti tra metodi di elaborazione con linguistiche differenti. Si tratta di un utilizzo associato di tecniche. Un lavoro di foto elaborazione e composizione fotografica che adotta vari metodi a disposizione forniti dall’attuale tecnologia, nello specifico si tratta del risultato di un utilizzo sinfonico di classici programi relativi a sistemi di foto elaborazione 2D ed anche sistemi di modellazione 3D. Il mondo del fumetto nella sua ricchezza linguistica, come sistema di comunicazione iconico, pittografico ed alfabetico, propone alcune regole relative alla rappresentazione grafica della profondità, del suono, del movimento e del tempo, tradotte in quello che poi è il risultato finale, la vignetta, la pagina bidimensionale. L’immagine piatta che attraverso una suggestione trasmette la codificazione di realtà tridimensionali, ed inoltre la trasformazione di realtà mute che diventano sonore e realtà statiche che diventano dinamiche. Il linguaggio dei fumetti è caratterizzato principalmente dai seguenti paradigmi. il Suono è definito da: – onomatopee – testi – segni pittografici – suggestioni grafiche Tempo e Movimento sono definiti da: – rapporto tra lunghezza del testo e numero di immagini – interdipendenza delle vignette nella pagina – tagli – linee cinetiche Per quanto riguarda il movimento, fotografia e fumetto, intesi come sistemi di comunicazione, si sono sviluppati in un rapporto sinergico. Le linee cinetiche del fumetto nascono proprio dal mondo della fotografia, l’immagine scattata su un oggetto in movimento con un tempo di apertura lungo, raffigura il percorso che questo assume nello spazio del proprio movimento. Al contrario con un tempo di apertura breve che coglie una situazione dinamica vengono fossilizzate le varie posizioni assunte dai corpi in movimento: striscie di particelle di materia o esplosioni. Si individuano vari possibili stratagemmi per rendere graficamente il movimento, che possono anche essere integrati: rappresentazione della scia dello spostamento (materia e luce) e/o rappresentazione dell’oggetto ripetuto più volte nell’unica immagine. Inoltre, abbiamo il rapporto tra la dilatazione narrativa e la messa a fuoco, la mimica ed anche posizioni di soggetti di per se stesse dinamiche. La sinergia relativa alla comunicazione del movimento, tra i due linguaggi, fotografia e fumetto si completa attraverso il sistema comunicativo dell’interdipendenza e del taglio delle vignette, che definisce ritmo e velocità di lettura nel fumetto e diventa composizione fotografica e storyboard nel mondo della cinematografia.

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